LA VEGETAZIONE

Il paesaggio vegetale del Parco è contrassegnato dall’elevata estensione degli ambienti forestali, che rivestono completamente le forre estendendosi su oltre il 60% dell’intera area protetta. Si tratta in gran parte di boschi misti di latifoglie, la cui composizione specifica e struttura cambiano considerevolmente al variare delle caratteristiche ambientali, quali esposizione, pendenza, profondità del substrato.

All’esterno della forra la tipologia di bosco più rappresentata è costituita dai querceti misti a dominanza di cerro, albero storicamente favorito dall’uomo per la produzione di legna da ardere. Accanto, crescono la roverella, più diffusa nelle zone aride e assolate, l’acero campestre, l’olmo, il carpino nero e, sporadicamente, la farnia. Nel sottobosco sono diffusi il corniolo, la berretta da prete, il biancospino e il ligustro. Si tratta di boschi termofili (amanti del caldo) diffusi sulle aree pianeggianti e sui versanti a debole inclinazione. In corrispondenza dei versanti più assolati con suoli poco profondi, predominano invece i querceti misti a roverella, boschi per lo più radi al di sotto dei quali crescono specie tipiche della lecceta, quali l’asparago pungente, la robbia e il ciclamino primaverile.

All’interno della forra le condizioni microclimatiche sono diverse dall’esterno. A causa della scarsa insolazione e della ricchezza di acqua, anche nelle estati più calde e asciutte, si registrano un elevato tasso di umidità e aria più fresca. I boschi che crescono nella valle sono fitti e rigogliosi; accanto al cerro, troviamo il carpino bianco, che diviene dominante nei luoghi più freschi, l’acero di monte e il nocciolo. Le condizioni ambientali favoriscono le specie mesofile, ossia le specie tipiche delle regioni più fresche, e non mancano, nel sottobosco, specie tipiche delle faggete montane, come la mercorella bastarda, il ranuncolo lanuto, la billeri celidonia e il bucaneve. Spicca lo sviluppo delle felci che nel fondovalle, grazie all’elevata umidità, crescono floride aggrappate alle pareti rocciose, tra di esse la felce femmina e la felce maschio, l’asplenio e la felce setifera.

Sui pendii che dominano le forre, il continuo sfaldamento delle pareti tufacee permette la crescita delle sole specie resistenti alla siccità e dotate di apparati radicali robusti, che consentono loro di ancorarsi alle rocce. Qui si sviluppano comunità termofile dominate dal leccio, accompagnato da specie arbustive tipicamente mediterranee come la fillirea e il viburno. In queste zone sono diffusi anche il bagolaro e l’acero minore.

Di particolare importanza è la fascia di vegetazione ripariale che cresce principalmente lungo il fiume Treja e il fosso della Mola di Magliano. La specie più diffusa è l’ontano nero, accompagnato da pioppo nero, salice bianco e olmo. Nelle anse del fiume, dove l’alveo si allarga, ci sono boschi dominati da imponenti esemplari di pioppo nero.

Un aspetto legato all’ambiente forestale e ben rappresentato nel Parco è quello dei cespuglieti, diffusi sia al confine dei boschi, sia in aree in passato coltivate o pascolate e ora in corso di rinaturalizzazione. Le comunità più estese sono quelle dei pruneti. Nelle esposizioni meridionali, su suoli più profondi, sono presenti cespuglieti dominati dalla ginestra dei carbonai mentre, in corrispondenza di suoli erosi, predominano i cespuglieti a cisto rosso e ginestra odorosa. I cespuglieti formano spesso una struttura a mosaico con le aree incolte, in cui predominano comunità caratterizzate da specie ruderali, come la cicoria, l’artemisia comune e il convolvolo. Piuttosto ridotto, nonostante la diffusa presenza di corsi d’acqua, è lo sviluppo della vegetazione acquatica, fortemente limitata dalla scarsa insolazione del fondovalle, a causa della particolare conformazione del territorio e della fitta presenza di alberi lungo le sponde.

Nei tratti dove l’alveo si allarga e l’irraggiamento è maggiore, si sviluppano dense comunità di crescione d’acqua, sedano d’acqua, veronica acquatica e veronica beccabunga. In corrispondenza della cascate di Monte Gelato, l’ampiezza dell’alveo e la scarsa corrente consentono lo sviluppo anche di una ricca vegetazione acquatica sommersa, dominata dalla gamberaja maggiore e dalla brasca increspata.